2° versione corretta
Una
svendita da evitare
Di
Carlo Pelanda 25-3-2008
Da anni Air France tenta di acquisire Alitalia
perché grazie a questo passo, avendo già in pancia Klm,
diventerebbe la prima compagnia europea per scala. Scenario di mercato: (a) il
traffico turistico potenziale e globale da e verso
l’Italia nei prossimi dieci anni, è stimato in aumento; (b) la prossima
liberalizzazione delle rotte aeree tra America ed Europa farebbe valere
moltissimo la dominanza europea di Air France; (c) a
causa di una distorsione del nostro mercato Alitalia
detiene una posizione di semimonopolio sulle rotte interne, parecchie molte
profittevoli, che Air France erediterebbe. Se si
trasformano questi dati in valore potenziale, allora il prezzo di Alitalia offerto da Air France si configura come vera e propria svendita. Per gli stessi motivi Alitalia, se ben
gestita ha spazi enormi di rilancio e crescita, non più preda ma predatore.
Air France ha dato il termine del 31 marzo per dire sì o no
alle condizioni dettate. La posizione del governo, fino a poco fa, è stata
quella di accettare con l’argomentazione che Alitalia
perde un milione di euro al giorno, ha cassa per pochi
mesi e che non è in condizione di rilancio con mezzi propri anche perché la Commissione europea
impedirebbe gli aiuti di Stato. Inoltre la sua flotta è vecchia, pur tenuta in
invidiabili condizioni di sicurezza, e va rinnovata: si tratta di comprare o
prendere in leasing speciale dai 40 ai 63 nuovi aerei.
In sintesi, noi azionisti di Alitalia ci troviamo a scegliere tra due storie
diverse. Prima, Air France è il salvatore di una azienda, e del suo indotto, che altrimenti fallirebbe
domani mettendo sul lastrico circa ventimila lavoratori. Seconda, si tratta di
una svendita, forse sollecitata da interessi strategici francesi,
che non appare necessaria anche perché Alitalia, pur
malmessa da un decennio di malagestione, è ancora in
grado di riprendersi. Chi scrive ritiene che la prima sia stata costruita per
favorire, con un artefatto senso di emergenza, Air France. Indizi. Dal 1993 Parigi cerca di conquistare
risorse rilevanti in Italia, aziende tecnologiche, banche, energia ecc., per ottenere una influenza geoeconomica
intraeuropea utile a bilanciare la scala di quella
tedesca. Tale piano le è riuscito solo in parte, ma insiste. Il divieto europeo
a ricapitalizzazioni pubbliche di Alitalia ha visto la Francia, stranamente, molto vigile sulla materia.
Il management di Alitalia è
stato molto passivo ed acquiescente. I ministri italiani più inclini alla vendita
d’emergenza sono stati premiati con onorificenze francesi (Legion
d’Onore). In sintesi, ce ne è abbastanza per
sospettare, anche se non a sufficienza per accusare. Infatti
ieri Prodi, in evidente imbarazzo e forse per disinnescare una mina elettorale,
ha fatto marcia indietro, auspicando l’intervento di un compratore italiano. Cosa fare, quindi? Piuttosto che perdere certamente
miliardi, sia come svendita di Alitalia
sia come danno al sistema aeroportuale ed indotto, sarebbe più saggio investire un centinaio di milioni – tre o
quattro mesi di sopravvivenza in perdita dell’Alitalia
corrente - per comprare il tempo utile a creare il
giusto valore nella (comunque necessaria) privatizzazione di questa azienda
pubblica. Non possiamo fare la strategia di business di Alitalia sui giornali, ma possiamo pretendere, come
azionisti, che si persegua, ed in modi trasparenti, il miglior business e non
la svendita combinata con una distruzione di valore sistemica.
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